venerdì 15 aprile 2016

Viaggio per piacersi!

Ho pensato a lungo se fosse il caso di dedicare una pagina di questo diario all'argomento o se lasciare che la presentazione così com'è fosse tutto ciò che c'è da sapere, e alla fine ho pensato che di autoaccettazione non si parla mai abbastanza e che ogni percorso è unico così come la scintilla che lo fa intraprendere, ma che tutto sommato, quando ci si ritrova nel buio più totale, è confortante sapere che qualcuno è riuscito a trovare l'interruttore.

Da piccola ero una bambina molto magra e già a 7 anni vivevo col terrore di poter ingrassare...presentimento? Fatto sta che a 9 anni cominciarono ad arrotondarsi i fianchi (miei fedelissimi compagni di vita ) e a spuntare quelli che in famiglia chiamavano "bottoncini" (leggi tette), ma che di fatto erano una seconda abbondante.
Il risultato fu che quando ho fatto la comunione sembravo una novizia in procinto di prendere i voti. Onestamente la cosa non mi dispiaceva neanche, mi sentivo una piccola donna e si sa che a quell'età si fa a gara per sembrare più grandi.
Le cose cominciarono a cambiare drasticamente con l'arrivo delle mestruazioni, a 10 anni i chili si moltiplicavano a vista d'occhio e a 14 il mio sport preferito (o meglio quello di mia madre) era il salto del dietologo, ma in una famiglia come la mia, sempre propensa a festeggiare qualcosa, accumulare cibo non era un problema, per cui nella mia stanza, oltre a sentirmi protetta da tutto e tutti, potevo vantare dispense di cibo degne del miglior bunker antiatomico, che mia madre periodicamente scopriva e azzerava e che io da brava formichina ricostruivo con meticolosità chirurgica.
Sì, perchè io a dieta mi ci mettevo, ma avevo bisogno di sapere che se fosse successo qualcosa, qualunque cosa...dal brutto voto a scuola ai compagni di classe che mi chiamavano cicciona, potevo tornare a casa e crogiolarmi nella mia copertina di linus che era lì pronta ad aspettarmi.
A 17 anni decisi che dovevo assolutamente dimagrire, e fu in quel momento che mi accorsi che qualcosa non andava. Nonostante la dieta ferrea, la bilancia non osava spostare l'ago di un millimetro e la diagnosi non tardò ad arrivare: ovaio policistico, prontamente "curato" con la pillola, presa ininterrottamente per 5 anni.
I chili in più andarono via (non tutti, ma quasi) , ma io non è che mi vedessi poi così diversa, in fondo il tutto si riduceva a richiedere una taglia diversa quando facevo acquisti.
Dopo qualche anno la perenne nausea accompagnata dall'immancabile mal di testa, mi costrinse ad interrompere la pillola e i chili persi non tardarono a tornare e per quanto devastante, erano comunque da preferire al malessere costante.
Fu allora che cominciò a cambiare qualcosa, molto lentamente smisi di pensare a me come ad numero troppo alto e pian piano si fece largo la consapevolezza che in quel momento il mio corpo era quello e che sarebbe potuto cambiare oppure no, ma di certo ci avrei convissuto per il resto della mia vita.
Non so precisamente quando sia arrivata la consapevolezza di essere cambiata, di essermi finalmente lasciata un ombra avvolgente alle spalle...non so di preciso quand'è che ho capito che nonostante i momenti no assolutamente normali, mi sento profondamente fortunata!
Sono più consapevole di ciò che sono e di ciò che ho, una casa, una famiglia che anche se a volte non la reggo, alla fine è sempre lì, tanti amici che sono come una seconda famiglia, due figlioletti a 4 zampe e un uomo che con tutte le difficoltà quotidiane, amo da morire (spero) ricambiata. Ecco questo è il cambiamento più grande! Anni fa quando pensavo al mio futuro, mi vedevo in giro per il mondo, magari con una carriera ben avviata, ma da sola, in tutti i sensi...per me l'aspetto umano non era solo estremamente sopravvalutato, ma pensavo fosse addirittura deleterio...certo, per me abbracciare ancora non è una cosa semplice  da fare (a parte che il mio compagno ovviamente), non parlo degli abbracci dati per scherzo o quelli da pacca sulla spalla, parlo degli abbracci che ti entrano dentro, quelli dove lo spazio vitale esterno si fonde con quello interno...ecco quel tipo di abbraccio per me è ancora una conquista ogni volta che riesco a darne uno, ma emotivamente parlando abbraccio di continuo ed è la cosa che mi piace di più.
Dal punto di vista dell'autoaccettazione sono cambiata tanto, e al di là di quanto già detto, penso che la mia vittoria più grande sia stata quella di riuscire finalmente a vivere il cibo come una persona "normale", fino a qualche anno fa, infatti, per me era impossibile gustarmi un pasto in compagnia perché era una cosa di cui mi vergognavo profondamente, come se volessi che le persone pensassero che mi nutrissi d'aria...sono ingrassata e dimagrita di continuo da allora, più perchè in balia di ritmi frenetici che talvolta mi lasciano un pò di tregua  che per reale intenzione, ma ho finalmente smesso di vivere il numero che segna l'ago sulla bilancia, come un dramma perchè resto sempre e comunque io!

8 commenti:

  1. l'importante è la salute, cibo sano e movimento che fa bene ai magri (per natura) come ai grassi. Perdere peso (per sè e per la propria salute) se si è molto obesi è difficile (specie quando ci sono scompensi ormonali che non dipendono da te) ma possibile c'è chi ce la fa, bisogna farlo in maniera sana e senza auto-punirsi. E sopratutto che tu perda peso o rimanga così non permettere a nessuno di offenderti

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    1. In parte concordo con ciò che dici, non a caso ho sempre praticato sport nella mia vita e per via della mia sindrome cerco di seguire un'alimentazione corretta, fondamentalmente perchè sono cose che mi fanno stare bene al di là del numero sulla bilancia...più che altro è questo il punto, cercare di non vivere ogni aspetto della propria vita in funzione di quel numero, altrimenti per esperienza so che si passa da fasi auto-punitive ad altre prive di controllo, mentre al momento sento di aver raggiunto un equilibrio.

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  2. "...resto sempre e comunque io" bellissima io aggiungerei!

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  3. Una donna fantastica, sotto tutti i punti di vista possibili

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